Lo ammetto: ho deciso di acquistare il biglietto per lo spettacolo di Filippo Timi piu' per spuntare una voce dalla lista di social happenings "not to miss" del marzo milanese che altro.
Del Don Giovanni classico sapevo quel poco che basta per non essere tacciata di completa ignoranza, su Filippo Timi avevo carpito, tra uno zapping e l'altro, solamente qualche spezzone dell'intervista con Daria Bignardi alle Invasioni Barbariche (e l'unico concetto chiaro che mi era rimasto impresso era la sua evidente balbuzie).
Insomma, come direbbe l'anglofila Donna Anna, "no expectations at all". Nonostante i commenti entusiastici ricevuti in proposito e la lettura di recensioni online che parlano, con altrettanto fervore, di "stravolgimento dell'opera originaria di Da Ponte e Mozart in chiave pop rock", ero sicura che, complice l'ennesima giornata trafelata alle spalle, mi sarei addormentata dopo dieci minuti.
Quello a cui non ero assolutamente preparata, invece, e' stato ritrovarmi a ridere ed applaudire senza sosta fin dal primo istante, l'attenzione completamente catturata dalla sconvolgente genialità dell'opera messa in piedi da Timi.